Analfabetismo di ritorno

[Si inaugura con questo primo lemma la nuova rubrica di Massimo Arcangeli, Alfabeto (di) Italiano, che ci propone un lessico ragionato dell’italiano d’oggi. Ogni mese sarà pubblicata una voce (o un’espressione) commentata, che riflette tematiche e problematiche d’attualità legate anche all’universo dell’informazione in rete. Tutti lettori sono invitati ad inserire un proprio commento utilizzando il forum dedicato. (n.d.r.)]

Analfabetismo di ritorno

Sempre più chiamato in causa, non soltanto dai linguisti (come Tullio De Mauro, che vi ha insistito più volte anche di recente) ma anche da psicologi, educatori, sociologi. Proprio un sociologo, Franco Ferrarotti, ha puntato recentemente il dito contro il popolo dei telefoni cellulari, che ormai non servono quasi più a telefonare, piegati come sono a tante funzioni pensate come sussidiarie che stanno diventando sempre più primarie.

L’Italia odierna – ha scritto Ferrarotti (La televisione. I cinquant’anni che hanno cambiato gli usi e i costumi degli italiani, Roma, Newton & Compton, 2005, p. 9) – celebra un primato di cui è dubbio che si possa andare orgogliosi: è il primo Paese d’Europa per numero di telefoni cellulare pro capite, qui chiamati anche amorevolmente “telefonini”. Un Paese un tempo di analfabeti e oggi forse di analfabeti di ritorno è chiaro che è riluttante a scrivere lettere e che preferisce, ad ogni buon conto, il contatto diretto, la “viva voce”, se non proprio il rapporto a faccia a faccia.

I telefonini, secondo le stime di una recente indagine del Censis sulla comunicazione, nella fascia d’età compresa tra i 18 e i 29 anni trovano addirittura più consensi della vecchia ma intramontabile tv.

Che i giovani siano rimasti impressionati dagli esiti della ricerca promossa dal gruppo di pediatri della Stanford University School of Medicine e della Johns Hopkins University di Chicago che ha sconsigliato di tenere il televisore nella cameretta del bambino perché graverebbe sul suo rendimento scolastico?

Il libro intanto, che si vorrebbe destinato da alcuni a ineluttabile morte, trova sorprendentemente nuovi consensi. Dal bookcrossing alla free press. Ma non solo. Perché, secondo i dati di un rapporto Ipsos confrontati con i dati analoghi di un’indagine del 2003 commissionata allo stesso istituto (e rimbalzati sulle pagine dei giornali: cfr. per esempio “la Repubblica”, 8 luglio 2005, p. 41), la percentuale di chi legge almeno un libro all’anno (non considerando nel numero i testi scolastici) è passata dal 39% al 46%, quella di chi acquista libri dal 27% al 35% (escludendo nuovamente i testi scolastici, nonché i volumi in allegato a quotidiani e periodici), quella di chi si porta a casa, con il quotidiano o il periodico, anche il volume in supplemento (talvolta più richiesto del giornale stesso) dal 12% al 17%.


Questo articolo si può citare nel seguente modo:
Massimo Arcangeli, Analfabetismo di ritorno, in «Italianistica Online», 22 Luglio 2005, http://www.italianisticaonline.it/2005/analfabetismo-di-ritorno/

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