Sanremese

Donne abbandonate e irrealizzate che pregustano inutili, future vendette (Leda Battisti, Senza me ti pentirai) o si ostinano a pendere dalle labbra altrui, naturalmente maschili (Amalia Grè, Amami per sempre). Intanto le donne, nel mondo, decidono sempre più numerose di prendere finalmente in mano la loro vita.

Uomini deboli ed estenuati che si reggono sul solito, salvifico amore-stampella (Velvet, Tutto da rifare) mascherato magari da passione per la musica (Paolo Meneguzzi, Musica), o dall’amore si lasciano volentieri schiavizzare (Piero Mazzocchetti, Schiavo d’amore), e altri uomini che mettono fine a un rapporto perché è diventato un “disamore” (Johnny Dorelli, Meglio così). Molti uomini continuano intanto a schiavizzare e a violentare donne e altri non lasciano mogli o compagne perché non hanno una casa dove andare.

Uomini e donne che intonano improbabili inni all’amore “globale” fraterno, nel peggior matrimonialese possibile (“Nel dolore e nella felicità / sappi che io sono la tua metà sì / nella primavera e nell’altra età / o di inverno chiusi nella città sì, Gianni e Marcella Bella, Forever per sempre), mentre tanti fratelli e tante sorelle serpenti si fanno guerra per squallidi o futili motivi.

Padri e figli raccolti intorno al focolare del volemose-tanto-bene (“Ma l’impresa più speciale / è di vivere normale / come padri e figli / coi propri sbagli”, Francesco e Roby Facchinetti, Vivere normale), mentre altri padri uccidono i propri figli, altri figli uccidono i propri padri.

E poi qualche vantata parolaccia d’effetto; stucchevoli, insensati sproloqui (Appena prima di partire degli Zero Assoluto, appunto); scenari di guerra che paiono ricalcare isteriche scenette poliziesche arricchite di sponsali e sonnellini turbati (“Fermi, state fermi / ancora sangue no! / Fermi giù le armi / non osate c’è / chi riposa / chi si sposa”, Al Bano, Nel perdono); improponibili canzonette paesane che nulla nascondono perché composte della materia del nulla (Tosca, Il terzo fuochista); stanche riproposizioni del tema dell’autoescluso (Milva, The show must go on).

Sono solo canzonette, certo; e poi Sanremo è Sanremo. Ma che mondo sarebbe se avesse smesso di comunicare così? Forse il mondo vissuto da chi si deve reinventare per poter tornare a esercitare un mestiere o una professione nella società del lavoro flessibile (Fabio Concato, Oltre il giardino); il mondo patito da chi è uscito fuori di senno (Simone Cristicchi, Ti regalerò una rosa); il mondo ridisegnato da chi, oscillando su un qualche punto di equilibrio, sa ancora regalarci qualche sprazzo di poesia (“Chissà se nevica alla fine del mare, / se è vero quel taglio di sole, / se rideranno ancora i salici in fiore / nel dondolare questo amore”, Mango, Chissà se nevica).

Comunque è già qualcosa. Sempre meglio che assistere al racconto degli amori ninna-nanna di Mariangela, degli amori ritrovati di Sara Galimberti, degli amori santificati e invocati di Romina Falconi. L’amore, questo conosciuto. Ma l’amore, nel mondo, dov’è? Sarebbe forse il caso che gli organizzatori della kermesse sanremese seguissero in futuro il consiglio di Fabrizio Moro: “con la testa fra le mani / pensa”.


Questo articolo si può citare nel seguente modo:
Massimo Arcangeli, Sanremese, in «Italianistica Online», 3 Marzo 2007, http://www.italianisticaonline.it/2007/sanremese/

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