Come ogni anno, le nuove edizioni dei dizionari della lingua italiana richiamano su di sé un’attenzione morbosa sull’inserimento dei nuovi lemmi. L’apertura ai neologismi è accolta come un’amnistia su pubblico e giornalisti soddisfatti, autorizzati finalmente dall’ufficialit del dizionario di turno ad uscire da usi semi-clandestini del proprio idioma.
L’edizione del 2007 dello Zingarelli porta in tavola un ricco menù di 1.700 nuovi vocaboli dei gi 136.000 (con quasi il triplo di accezioni) e il gioco, inevitabile, è quello di procedere a uno spoglio per cercare nel mucchio i riflessi linguistici di costumi d’italiche genti.
Scorrendo la lunga lista inevitabilmente si mettono insieme “furbetti del quartierino” e “lampadati”, “reality”, “inbound”/”outbound”, “magna magna”.
Ma se ci si può divertire a vedersi rispecchiati in questo affresco di coloriture boschiane tra speculatori finanziari, abbronzati artificiali, famosi e potenziali famosi, manodopera evoluta (inbound e outbound definiscono il tipo di chiamate nei “call center”: se si tratta di contatto commerciale o di assistenza su richiesta) e per finire potenti affamati, si dovr tener pure conto che la registrazione del dizionario arriva con certo ritardo (in qualche modo inevitabile date le attenzioni rivolte al computo delle ricorrenze dei lemmi) su fenomeni e termini che si trovano gi da tempo in bocca e pratiche italiane. La prima edizione del Grande Fratello (primo reality show di successo in Italia) è del 2000, mentre l’abbronzatura artificiale ha superato di certo la maggiore et , e penso sia difficile sostenere che siano una novit gli appetiti di certi nostri amministratori.
(Si noti poi che mentre registriamo i “furbetti del quartierino” iniziano a saltare nomi dei furboni di altri grossi palazzi. Ironia della sorte).
Tornando agli appetiti (e qui finalmente ci consoliamo), sull’onda lunga dell’opera di Slow Food, arrivano sulle pagine dello Zingarelli anche ricette antiche delle tavole italiane regionali dalla “burrida” cagliaritana al “casoncello” bresciano e bergamasco, passando per la saporita “buzzonaglia”.