Per il gentile Alessandro Aresti,
Finalmente ho trovato nelle sue frasi il buon senso che da tempo cercavo,mi spiego meglio:
Ho sempre considerato scontato che non esistesse una pronuncia standard,ma che ogni regione avesse una propria pronuncia o intonazione.Certo,pronuncie più gradevoli o meno gradevoli all'orecchio,ma tutte comunque leggittime... invece qualche settimana fa navigando su internet ho letto casualmente un articolo di un linguista che considerava il fiorentino emendato la corretta pronuncia italiana e le pronunce regionali come degli errori. Ora,io che ho sempre tenuto a parlare un italiano corretto mi sono sentito improvvisamente in difetto,tanto che ho cercato di approfondire l'argomento sempre navigando su internet e leggendo pareri di linguisti o professori o comunque esperti della materia.Con mio grosso stupore ho trovato quasi sempre un esaltazione del fiorentino emendato e dell'importanza della distinzione fra "e" ed "o" (aperte e chiuse) e "s" e "z" (sorde e sonore)e un considerare un grave errore invece le varianti regionali. Io,ripeto,continuo a pensarla come lei,anzi mi fa piacere trovare una fonte autorevole che conferma l'opinione di un profano come me.
Le vorrei fare leggere un commento di un linguista che mi ha messo in crisi:
"come osserva Alberto M. Mioni (Fonetica e Fonologia, in Introduzione all’italiano contemporaneo. Le strutture, a cura di A. Sobrero, Roma-Bari, Laterza, 1993, terza ed., p. 104) un assoluto rispetto della pronuncia standard può essere richiesto ai professionisti della parola (attori, annunciatori e giornalisti radiotelevisivi), mentre tutti gli altri parlanti possono limitarsi ad avvicinarsi a un “sistema fonologico che mantenga le opposizioni più importanti e che sia accettato dall’ambiente/dagli ambienti in cui si troveranno a comunicare”. La distinzione tra e aperta (pèsca ‘frutto’) ed e chiusa (pésca ‘attività del pescare’) è un’opposizione importante, che dà luogo a molte coppie minime, cioè a coppie di parole che si differenziano soltanto per un fonema e che hanno significati diversi (ricordo soltanto vènti ‘plurale di vento’ e vénti ‘20′). La distinzione tra e chiusa ed e aperta, come quella tra o chiusa e o aperta, è altamente funzionale e dunque dovrebbe essere rispettata. In contesti comunicativi di media formalità (specialmente in presenza di persone di diversa provenienza geografica) è consigliabile adottare una pronuncia accurata, che rispetti le distinzioni fonologiche più importanti e che sia comunicativamente efficace".
Potrei copiare qui molti altri interventi ma non mi dilungo oltre.La mia domanda in definitiva è una domanda poco filosofica e molto concreta: per parlare un italiano corretto posso tranquillamente tenere la mia pronuncia o dovrei fare un corso di dizione per apprendere il fiorentino emendato? Se dico pèsca per riferirmi sia al frutto che all'attività della pesca posso considerare comunque la mia pronuncia corretta?
Grazie per l'attenzione.