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Qui: ancora avverbio di luogo?

(4 posts)
  • Started 12 years ago by MartaF
  • Latest reply from alessandroaresti

  1. Anonymous
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    Anzitutto ringrazio il dott. Aresti per aver risposto al quesito che ho posto nel mio messaggio precedente. Apro una nuova discussione, anche se il suo contenuto è strettamente legato con la prima discussione. Propongo due frasi con alcune riflessioni (o, più propriamente, dubbi):

    (1) Fa veramente freddo. Qui ci vorrebbe della legna per accendere il fuoco.
    (2) Fa veramente freddo. Ci vorrebbe della legna per riscaldarsi.

    (1) Il “qui” potrebbe anche essere omesso. Tuttavia, lo si potrebbe usare, come ho sentito fare, per dare più forza all’enunciato. A rigor di logica (se si facesse l’analisi grammaticale), “qui” potrebbe essere qualificato come avverbio di luogo. A me pare, però, che come semplice rafforzativo potrebbe anche non riferirsi ad un luogo (supponiamo la casa in cui ci troviamo). Potrebbe anche essere interpretato come “a questo punto”, “adesso”, “vista la situazione”, ecc. Questa mi sembra anzi l’analisi più corretta. E se fosse così, come definire grammaticalmente il “qui” della frase in questione?
    (2) Il “ci” in questo caso (ma anche nel primo esempio) è legato strettamente al verbo (e infatti ne ha mutato il significato di partenza): è sia grammaticalizzato che lessicalizzato (grazie dott. Aresti per avermi consigliato una ricerca in rete relativa ai verbi procomplementari). E allora il mio dubbio è questo: visto che non ha più valore locativo concreto, potrebbe avere un valore locativo astratto? Io propenderei per il no, perché se fossi io a pronunciare la frase “Ci vorrebbe della legna per riscaldarci” non penserei a nessun luogo astratto, penserei semplicemente al nuovo significato che ha assunto il verbo: “occorre della legna / abbiamo bisogno di legna”.
    Che cosa ne pensano gli esperti?
    PS. Anche in questi due casi il verbo "volerci" non è impersonale, o sbaglio?
    Marta

    Posted 12 years ago #
  2. alessandroaresti
    Moderator

    1) Se ci spostiamo dal piano grammaticale (in cui “qui” è incontestabilmente un avverbio di luogo) a quello pragmatico, “qui” assume il valore di “deittico spaziale”: questo elemento “si riempie” semanticamente, cioè di significato, soltanto se lo riportiamo al contesto di enunciazione (ad esempio, il “qui” potrebbe stare per la cucina di casa nostra, se la nostra enunciazione avviene in tale luogo). Senza il riferimento a un contesto, il “qui” non assume un valore semantico “pieno”.
    In altre occasioni, anche nello stesso esempio da Lei portato, “qui” può in effetti assumere un valore di “deittico temporale”, compito che più comunemente viene però svolto dagli avverbi di tempo.
    2) Concordo con lei.
    Il soggetto è il partitivo “della legna”.

    Alessandro Aresti

    Posted 12 years ago #
  3. Anonymous
    Unregistered

    Grazie dott. Aresti per la gentilezza.
    Le propongono altre due frasi per accertarmi se ho ben capito il senso della sua risposta (mi vorrà scusare, ma l’argomento non è solamente intrigante ma anche piuttosto complesso).

    (a) I bambini continuano a non fare i compiti e la madre non sa più che fare. Il padre dice: Qui ci vuole il mio intervento.

    (b) Un generale afferma: Ci vuole una guerra per sistemare Xanadu.

    (a) In questo caso, non c’è un preciso contesto spaziale. Il padre potrebbe essere ovunque, per esempio in treno che parla al telefono con la moglie, oppure potrebbe essere una sua riflessione dopo avere appreso la notizia che i figli non studiano abbastanza. E allora “qui” non assume un valore semantico “pieno”, come lei dice, ossia (sto ben interpretando le sue parole?) non è avverbio di luogo. Sarebbe allora un “deittico temporale”.

    (b) Ho aggiunto quello che Cinzia Russi definisce “costituente X”, ossia un sintagma preposizionale (per sistemare Xanadu). L’analisi fatta in (a) è applicabile anche a (b), o l’aggiunta di quel sintagma cambia le cose?
    Glielo chiedo perché quanto ho letto in rete dello studio della Russi è davvero molto difficile. Mi è sembrato di capire che in tal caso la particella “ci” si riferirebbe ad un luogo spazio-temporale astratto, il che non mi convince proprio. Io non penserei a nessun luogo particolare, solamente alla “necessità” (nuovo valore del verbo) di attaccare Xanadu militarmente.

    Dott. Aresti, è ancora disposto a darmi una mano?
    MartaF

    Posted 12 years ago #
  4. alessandroaresti
    Moderator

    1) Sì.
    2) Non cambia nulla con l'aggiunta di nuovi costituenti (nel caso specifico, una proposizione: "ci vuole una guerra [proposizione principale] per sistemare Xanadu [proposizione subordinata finale]".
    Ribadisco che il "ci", considerato nel verbo "volerci", non ha nessun valore semantico, e ogni tentativo di individuarne uno lascia secondo me il tempo che trova.

    Alessandro Aresti

    Posted 12 years ago #

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