Che ne pensate?
«L'italiano è una lingua morta» aveva scritto Manzoni nel 1806 in una lettera a Claude Fauriel, riferendosi all'enorme distanza che esisteva all'epoca in Italia tra la lingua scritta e quella parlata. Duecento anni dopo, le cose sono molto cambiate.
L'italiano è diventato la lingua di tutti e non più solo di un'élite, come ai tempi del Manzoni, e i dialetti, al contrario, stanno scomparendo.
Eppure la differenza tra l'italiano scritto e parlato sussiste ancora oggi e nei campi più diversi si parla in Italia una lingua che rispetto allo standard scritto tradizionale è più semplificata, più povera, meno ossequiosa alle regole grammaticali e alle norme sintattiche.
La differenza tra questi due modi di comunicare diventa evidente in particolare in letteratura, dove la lingua utilizzata da romanzieri e narratori, anche quando si tratta di raccontare storie semplici, fatti di vita quotidiana, è generalmente una lingua alta, lontana dai dialettismi, dalle sgrammaticature e dalle distorsioni del parlato, quasi lo scrittore volesse tenere le distanze dalle cose che racconta e dal mondo a cui d vita.
C'è tuttavia da alcuni anni un nuovo filone narrativo, composto principalmente da giovani scrittori, e in particolare da giovani scrittori emiliani, che rifiuta il concetto che per scrivere un romanzo si debba per forza scrivere "bene" e che si sforza invece di tradurre in letteratura l'immediatezza e la vitalit del racconto orale, dell'italiano di tutti i giorni, della lingua che parliamo e che sentiamo parlare attorno a noi.
Questo, per esempio, è quello che fa il quarantenne scrittore modenese Ugo Cornia nei suoi quattro romanzi pubblicati con Sellerio, l'ultimo dei quali, intitolato Le pratiche del disgusto, è stato presentato l'altra sera a Piacenza al neonato (e gi frequentatissimo) caffè letterario Baciccia di via Dionigi Carli dall'autore e dal narratore piacentino Paolo Colagrande.
«Sono discorsi del rancore, passioni negative - ha detto lo scrittore Cornia l'altra sera - che non tollerano il controllo della lingua in modo scolastico e che hanno un'intensit tale da diventare anche belle».