Fabio Orfei
Il futuro
del libro e l'avvento degli e-book
Nessuno può essere sicuro riguardo al futuro del libro scritto.
Alcune delle argomentazioni contro il computer come tecnologia di
lettura dipendono dalla scarsa leggibilità dello schermo. Ma non
possiamo sapere precisamente come la tecnologia si evolverà nel
futuro, né quali scelte e compromessi i lettori saranno disposti ad
accettare nei prossimi anni. Per alcuni scopi la stampa potrebbe
essere eliminata subito, almeno nel mondo industrializzato. Il fatto
non sarebbe assurdo, se solo riflettessimo sul fatto che, nella
storia della scrittura, alcune tecniche e tecnologie sono
completamente uscite d’uso. Il codice ha rimpiazzato il rotolo, la
pergamena il papiro. Spesso l’introduzione di una nuova tecnologia
si impadronisce di una funzione lasciandone altre alle tecnologie
esistenti. La stampa, ad esempio, ha sostituito la scrittura a mano
per la distribuzione della maggior parte delle opere, ma non la ha
resa obsoleta. La tecnologia elettronica ha già spazzato via alcune
funzioni che appartenevano alla stampa o alla scrittura a mano
(comunicazione economica, ecc.) e probabilmente lo farà con altre.
Nessuno scrittore punta oggi a pubblicare su papiro, tuttavia sono
pochi anche gli autori pronti alla nuova editoria digitale. Per
molti oggi il libro stampato è ancora l’incarnazione del testo.
Sia autore che lettore vedono libri e giornali come insostituibili e
non aspirano ad esprimersi su Internet.
Alcuni categorie di persone (ricercatori universitari, affaristi,
ecc.) stanno trasferendo i loro materiali sul computer per
migliorare la flessibilità, l’interattività e la velocità di
distribuzione. Gli scettici discutono sul fatto che il computer
possa essere usato per la comunicazione tecnica, ma non per la
letteratura che continuerà ad essere stampata. Per esempio la
novellista Annie Proulx ha recentemente dichiarato sul New York
Times che nessuno leggerà una novella su uno schermo piccolo e
scomodo. Trattare la letteratura in questo modo è sbagliato. La
Proulx potrebbe avere ragione, che non ci sarà un pubblico per la
narrativa non verbale, ma se questo fosse vero, se letteratura e
materie umanistiche fossero lasciate solo alla tecnologia a stampa
mentre la comunicazione scientifica e tecnica si muovono verso le
forme elettroniche, il risultato potrebbe essere un’ulteriore
marginalizzazione della letteratura nella nostra cultura. Inoltre,
in questo caso, le comunità scientifica e letteraria non
troverebbero forme di dialogo e si allontanerebbero ancora di più.
Se è vero che la prosa sta forzando per rinegoziare le proprie
regole culturali, allora il libro stampato è doppiamente sfidabile.
Non è proprio che il computer come ipertesto possa sfidare la
stampa come deposito di testo, è che il libro stampato è associato
fortemente al testo verbale, per cui, se la prosa perde potere come
conduttore, allora il libro scritto, che è in maggior parte prosa,
rischierà l’estinzione. In realtà il libro scritto si trova a
competere effettivamente con le trasmissioni televisive ed i video
interattivi. Forse i libri scritti sopravvivranno al loro posto per
soli testi verbali e per queste ragioni verrà collocato in un luogo
marginale di cultura. O forse la prosa avrà un brillante futuro, se
si libererà dalla tecnologia a stampa. Come un ipertesto
elettronico, la prosa può combinarsi con i modi di rappresentazione
visuali e forse partecipare alla loro prosperazione culturale.
Secondo Eco: “I libri rimarranno indispensabili non solo per la
letteratura, ma per ogni circostanza nella quale si deve leggere
attentamente, non solo per ricevere informazioni ma anche per
riflettere e meditare su di esse” .
I libri si dividono in libri di consultazione e libri di lettura. È
probabile che la maggior parte dei libri di consultazione vadano a
finire in un dischetto, e questo sarà un grande incremento della
cultura perché molte persone non possono permettersi la Treccani,
non solo a causa del prezzo della Treccani ma anche a causa del
prezzo del muro che deve ospitare la Treccani. […] In ogni caso,
non morirà il libro di lettura: perché leggersi la Divina
Commedia sullo schermo di un computer è estremamente faticoso,
e stamparla fa sì che poi i fogli cadano tutti per terra. Sostengo
da tempo che il libro appartiene a quella generazione di strumenti
che, una volta inventati, non possono più essere migliorati.
Appartengono a questi strumenti la forbice, il martello, il
coltello, il cucchiaio e la bicicletta.
Le nuove tecnologie cambieranno il nostro modo di vedere le
discipline classiche innanzitutto dal punto di vista didattico,
avremo sicuramente nuove edizioni scolastiche. Ci sarà poi la
possibilità di produrre opere per un diverso pubblico, si potranno
“realizzare dei testi che gente di diversi livelli, di diversa
capacità intellettiva e conoscenza, può utilizzare” .
Anche la storia del libro, quella con la S maiuscola, tende
evidentemente a ripetersi. Non c’è molta differenza, in fondo,
tra l’immagine di un testo che scorre indefinitamente verso il
basso, familiare da tempo a chiunque utilizzi un computer, e quella
che avevano Greci e Romani, fra le cui mani un rotolo, svolgendosi
man mano, rivelava il suo contenuto; esperienza che a noi, oggi,
abituati da secoli a voltare pagina, appare spesso poco piacevole,
come per l’impossibilità di porre confini precisi al testo-fiume
che percorriamo con lo sguardo.
Un altro ricorso oggi si annuncia: il ritorno della tabula.
Nell’antica Roma tavoletta di legno ricoperta di cera, da incidere
con lo stilo, supporto temporaneo per appunti personali,
riutilizzabile all’infinito dopo adeguata rasura, ossia grattatura
(e reinceratura); qui, oggi, e-book, libro elettronico, o
meglio aggeggio per leggere libri in formato elettronico; la
dimensione è più o meno la stessa, corrispondente più o meno alla
mano dell’uomo, la forma pure; niente carta, dunque, niente
inchiostro; ma un oggetto rigido, compatto, contundente. Le funzioni
non sono identiche, ma è utile notare una somiglianza importante:
la riciclabilità, la possibilità di accogliere nuovi testi
all’infinito.
I libri in formato elettronico sono oggi al centro dell’attenzione
dei media: usciti dal bozzolo della produzione amatoriale, stanno
diventando merce diffusa, progettata appositamente, commercializzata
con cura. Il primo vero successo commerciale è stato Riding the
bullet, il racconto di Stephen King pubblicato solamente via
Internet, ordinato e scaricato il primo giorno da quattrocentomila
clienti (poi l’affluenza ha fatto saltare le macchine); ora, per
leggere un libro in formato elettronico, basta un personal computer:
comunque lo si acquisisca, in rete o su Cd-rom, esso può essere
letto sullo schermo o stampato a piacimento; ma nessuna delle due
opzioni dona il piacere e la praticità del libro di carta. Ecco
allora l’idea di un oggetto maneggevole, grande come un libro
medio, un distillato di tecnologia, che contenga l’equivalente di
migliaia di pagine; che permetta di sottolineare, evidenziare, agire
sul testo; di “voltare” le pagine come quelle di un vero libro.
Così nasce l’e-book.
La situazione è però ancora ai primordi: i modelli più diffusi
per ora sono solo due: Rocket e-book e Softbook Reader; acquistabili
in rete al prezzo di quattrocentomila lire circa. Altri prototipi si
stanno affiancando, fra cui quello prodotto dall’europea Cytale,
presentato al Futurshow di Bologna. La Microsoft si è inserita
prepotentemente nel mercato sviluppando il PocketPC, un palmare
dotato di nuovo software di lettura il Reader ,
entrato nel commercio nel 2001. Bill Gates ha affermato di recente
che il libro elettronico rivoluzionerà l’editoria. I costi di
pubblicazione crolleranno grazie ai risparmi sui materiali, sulle
ore di lavoro e sulla distribuzione.
Le caratteristiche dei due modelli principali sono notevoli: il loro
peso varia da seicento grammi ad un chilo, la memoria contiene al
massimo quindicimila pagine circa (quanto una quarantina di volumi),
mentre l’autonomia delle batterie può raggiungere le cinque ore;
entrambi permettono di scorrere documenti di propria creazione, di
inserire segnalibri, annotazioni, sottolineature; entrambi vantano
un design ergonomico, ed in effetti il loro aspetto è
indiscutibilmente gradevole. Con Softbook Reader è possibile anche
collegarsi direttamente alla rete senza usare il PC, e scaricare i
libri (o i quotidiani, o le riviste) dal sito della casa
produttrice, il che fa già intravedere le implicazioni editoriali
del nuovo strumento, orientato principalmente verso un solo editore,
che è anche il produttore dell’e-book.
L’idea che si tratti di un nuovo giocattolo viene facilmente, ma
col prosperare dell’editoria on-line esso potrebbe risultare
sempre più necessario ed utile, fino a diventare, magari, un
oggetto consueto, partecipando così a quella rivoluzione del mondo
del libro che sembra prospettarsi. Tutto questo, alla luce della
storia e delle sue rivoluzioni, non appare necessariamente un male:
anche se l’e-book dovesse fare tabula rasa e cancellare il vecchio
libro di carta, la cultura scritta potrebbe svilupparsi ancora con
ricchezza; e d’altra parte come rinunciare al sogno (eterno) di
possedere tutti i libri? Ma la prosaica realtà ci assedia, ci mette
in guardia: come la tabula cerata, l’e-book non è un
libro, è un solido contenitore; il suo contenuto, invece, è
incorporeo e sfuggente, e potrebbe diventarlo sempre di più.
In Italia il mercato dei libri online è vivo grazie ad Internet
Bookshop Italia (dal 1998) nata dall’accordo con l’inglese Internet
Bookshop di Messaggerie ed Editrice Bibliografica.
Dall’ottobre 1999 poi s’è lanciata nel commercio elettronico
anche Divago, una joint venture tra le librerie Feltrinelli e
Kataweb del gruppo Espresso. Mondadori intanto sta studiando un
accordo con Bertelsmann per una sua libreria virtuale e sta
preparando un suo e-book store.
Dal sito di “La Repubblica” intanto, grazie al “giornalista
informatico” Riccardo Staglianò, apprendiamo che negli Stati
Uniti gli e-book stanno già nelle aule scolastiche. Dal 2000
infatti sono stati introdotti nuovi manuali digitali che hanno
fatto, per la prima volta, un’apparizione su larga scala.
“Consultabili via Web oppure scaricabili su agende elettroniche o
sui più vari supporti, i volumi della prossima generazione sono
comunque ben lontani dall’aver trovato la loro forma ottimale”.
La McGraw-Hill, una delle maggiori case editrici scolastiche, ha
investito 5 milioni di dollari in NetLibrary, una delle varie
compagnie che producono il software per creare gli e-books. Per metà
autunno, dal suo sito Primis Online, offrirà un centinaio di titoli
in formato pdf, uno dei più semplici e diffusi. Ma molti altri
sistemi di distribuzione sono allo studio e gli esperti di
quest’industria prevedono che oltre duemilacinquecento titoli
saranno disponibili online entro la fine dell’anno prossimo.
I nuovi libri potranno ridurre significativamente le file per andare
a consultare i testi in biblioteca perché saranno accessibili
online, a distanza, dalla stanza degli studenti. Si prospetta una
grossa disponibilità grazie alla stampa digitale (print on demand).
In più anche dal punto di vista economico risulteranno meno onerosi
per le tasche dei ragazzi. I materiali per un intero corso preparati
da XanEdu (il gioco di parole è con Xanadu, la grande
biblioteca ipertestuale immaginata dal visionario Ted Nelson)
costeranno dai quindici ai venticinque dollari, assai meno di
analoghi materiali su base cartacea.
Anche per gli insegnanti gli e-textbooks aprono prospettive
interessanti: i cyberprof potranno personalizzare i manuali
aggiungendo, togliendo e ri-assemblando i materiali didattici
integrandovi articoli di giornali pertinenti e testi presi da altre
fonti.
Tra i tanti dubbi che restano da sciogliere per trasformare
un’idea molto promettente in un mercato fiorente c’è quello del
sistema di tariffazione che le case editrici adotteranno per i loro
nuovi prodotti: se li venderanno come singoli titoli, come si fa
adesso per i libri, o con un sistema di abbonamento, per garantire i
continui aggiornamenti.
Estratto da: Fabio
Orfei, La letteratura ipertestuale, in Raul Mordenti (a
cura di), Testo e senso, per Giuseppe Gigliozzi: la fondazione
dell’informatica applicata ai testi letterari, Euroma, Roma
2001-2002.
U. Eco, Afterword, in The Future of
the Book, ed. by G. Nunberg, Brepols, Turnhout 1996, p. 300.
U. Eco, L’opinione di
Umberto Eco, Tratto dall'intervento conclusivo tenuto da
Umberto Eco alla Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri,
nel gennaio ‘98 alla Fondazione Cini di Venezia.
La Mondadori ha
l’esclusiva per diffondere il programma in Italia, nonché per
lanciare i primi libri digitali.
R. Staglianò, Arrivano
i manuali digitali, economici e sempre aggiornati, in “La Repubblica” online, <http://www.repubblica.it>,
16 agosto 2000.
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